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martedì 1 maggio 2012

Costruire centrali per produrre elettricità senza inquinamento (da La Repubblica)

Raccogliere energia direttamente dal mare, sfruttando il calore delle acque tropicali per attivare delle centrali termo-elettriche in mezzo all'oceano. Un progetto che a prima vista può apparire semplice, se non fosse che una centrale sottomarina efficiente richiede la costruzione di un gigantesco sistema di pompaggio largo alcuni metri e che si estende per oltre un km di profondità. Praticamente come costruire un tunnel della metropolitana ed immergerlo verticalmente negli abissi marini per una profondità pari a tre grattacieli come l'Empire State Building. Una sfida tecnologica molto ambiziosa, ma che secondo gli ingegneri della Lockheed Martin potrebbe essere realizzabile in pochi anni. 
Come discusso recentemente anche su 'Popular Science', la società americana nota a tutti per la sua attività nel campo aeronautico sta lavorando ad un prototipo di centrale capace di sfruttare il calore degli oceani tropicali e convertirlo in energia elettrica. Il prototipo, che dovrebbe produrre 10 megawatt, dovrebbe essere completata entro quest'anno, e potrebbe rappresentare una svolta nel campo delle energie rinnovabili. A spese dell'oceano. Esistono diversi metodi per produrre energia a spese delle acque dell'oceano, sfruttando ad esempio le maree o il moto ondoso per mettere in moto turbine e generare elettricità. Ma il metodo studiato dai tecnici della Lockheed Martin si basa su un principio diverso, che non utilizza il movimento delle masse d'acqua. 
La centrale sviluppata dagli americani utilizza invece l'energia talassotermica (o mareotermica), cioè sfrutta la differenza di temperatura fra l'acqua in superficie ed in profondità per attivare i generatori elettrici. Le centrali a conversione di energia termica dell'oceano, o OTEC (Ocean Thermal Energy Conversion) in inglese, sono sofisticate macchine termiche nelle quali un fluido scorre in un circuito e scambia calore con l'acqua a diverse temperature. Nelle centrali a ciclo chiuso, come quella che stanno studiando alla Lockheed Martin, un fluido con punto di ebollizione basso (ad esempio ammoniaca) entra in uno scambiatore di calore dove a contatto con acqua calda evapora. La pressione del vapore fa ruotare le pale di una turbina collegata ad un generatore di corrente elettrica. 
Successivamente il vapore arriva ad un altro scambiatore di calore, nel quale entra in contatto con l'acqua fredda e condensa in liquido, che viene immesso nuovamente nel ciclo. Esistono poi sistemi a ciclo aperto, nei quali è l'acqua stessa dell'oceano che viene fatta evaporare in recipienti a bassa pressione, e successivamente fatta condensare dopo che il vapor d'acqua ha attivato le turbine. Un terzo tipo di centrali OTEC è di tipo ibrido, in cui in un primo tempo l'acqua è fatta evaporare ed il vapore è poi utilizzato per far evaporare il fluido. Questo tipo di procedimento può essere applicato con successo negli oceani tropicali, dove la temperatura superficiale può raggiungere i 30 °C mentre nelle zone più profonde può arrivare a 6 °C...(CONTINUA)
(a cura di massimiliano razzano da La Repubblica)
fonte: http://www.repubblica.it/ambiente/2012/04/30/news/energia_oceano-33996186/

1 commento:

Mara ha detto...

Sarebbe ora di produrre energia non inquinante