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venerdì 3 febbraio 2012

Quattordici partite alterate, il campionato 2010-11 è stato irregolare

Roberto Di Martino, procuratore di Cremona, la dice quasi fosse un’ovvietà e non un’enormità. "Lo scorso campionato di serie A è stato irregolare". Poi, elabora. Ed è ancora peggio. "Alcune squadre hanno compromesso la genuinità della lotta per la retrocessione, altre quella per la qualificazione all’Europa League, altre ancora singole partite. Mettendole insieme, la quantità di gare truccate è tale che l’intero torneo è da considerarsi compromesso". Insomma, un campionato di cartapesta. Ecco. Per mesi è sembrata una storia di "quattro sfigati" da bar sport, impiccati al linguaggio astruso degli "over", delle giocate "a due e mezzo" o "tre e mezzo". Popolata da fanfaroni, millantatori, calciatori sul viale del tramonto, comunque marginali nel calcio (scommesse) che conta. Un album di macchiette che evocava vicende inverosimili: il sonnifero nel tè, la vecchia gloria imbolsita (Signori), il portiere instabile (Paoloni), il capitano con la scimmia del "picchetto" (Doni), il tabaccaio e il medico di provincia chiacchieroni (Erodiani e Pirani). A ben vedere, una benedizione per il Palazzo del calcio, le tifoserie organizzate, gli addetti ai lavori.
Un modo per dire che, sì, la vicenda era drammatica, ma niente affatto seria e convincere e convincersi che il giocattolo non si sarebbe rotto. Le cose, a quanto pare, non stavano e non stanno così. Nuovi documenti istruttori acquisiti dalle indagini delle Procure di Cremona e, ora, anche Bari, a cui Repubblica ha avuto accesso, raccontano una storia di crimine organizzato che ha appestato il calcio di casa nostra e non solo. Secondo le procure provano che, almeno 14 gare del campionato di serie A 2010-2011 di regolare hanno avuto solo il pallone con cui sono state giocate. Il metodo Ilievski. In questa storia c’è un uomo che conta più di altri. Perché è la chiave che, d’incanto, rende nitido un puzzle fino ad allora confuso. Lo chiamano "lo zingaro" e di lui si legge nell’informativa che il 16 gennaio scorso la squadra mobile di Cremona e il Servizio centrale operativo della polizia consegnano alla Procura di Cremona. Il suo nome è Hristyan Ilievski e ha trascorso l’ intera stagione calcistica 2010-2011 in giro per gli stadi e i ritiri dei club a comprare calciatori e partite. È brutto, Ilievski. Ha una cicatrice enorme sul volto e non gira mai da solo. Chiunque ne parli lo racconta come una sorta di Uomo Nero. Vittorio Micolucci, ex difensore talentuoso dell’under 21 finito per sbaglio ad Ascoli in serie B, ne è quasi terrorizzato: "Era notte. Un mio ex compagno mi aveva detto che c’erano due che mi volevano parlare. Ci vedemmo in un parcheggio. Arrivarono su una macchina con targa straniera. Alla guida c’era uno straniero che faceva da traduttore ad un altro che aveva una cicatrice (...) I due mi dissero che erano disposti a pagare per alterare i risultati delle partite di calcio. Volevano soprattutto gli "over 2.5 e 3.5". Ma volte volevano direttamente il risultato esatto. Offrivano denaro in contanti. Tanto e in anticipo. Se il risultato finale era quello pattuito i soldi li potevo tenere. Altrimenti andavano restituiti". Il metodo Ilievski sembra infallibile. Ma è stato mai applicato? Riesce? E soprattutto che profitti assicura?
Milanetto e Dainelli. Per trovare la prima delle risposte è sufficiente sezionare una delle partite che - come documenta una nota di tre pagine depositata agli atti dal procuratore di Cremona, Roberto di Martino - ne è il paradigma: Lazio-Genoa. Il giorno del match, 14 maggio 2011, Ilievski va al campo di allenamento della Lazio, a Formello, vicino Roma. Con lui ci sono il suo inseparabile guardaspalle e l’ex giocatore Alessandro Zamperini (ottimo amico di molti calciatori di serie A, tra i quali anche il laziale Stefano Mauri). In tasca ha un telefonino con scheda intestata a un nome di fantasia: Victor Kondic. L’analisi del traffico sulle celle della compagnia telefonica non lascia dubbi: Ilievski è a Formello alle 12:10, quando ancora il pullman della Lazio non ha lasciato il parcheggio diretto allo stadio Olimpico e i giocatori sono ancora dentro l’impianto. E qui rimane per circa un’ora. Intorno alle 12:42, il suo telefonino comincia a contattare il numero personale di Tan Seet Eng, capo dell’ organizzazione di scommettitori che vive a Singapore. Un tipo che ama le suite a 5 stelle, le ciabatte e il lusso pacchiano. Ma, soprattutto, che - secondo il pentito Perumal (membro dell’organizzazione asiatica, arrestato in Finlandia) - è capace di spostare scommesse per un milione di euro su una partita di serie A in tre minuti. Quindici, se il match è di serie B...(CONTINUA)

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