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domenica 1 gennaio 2012

A Napoli atmosfere astratte: va in scena Fausto Melotti (da Repubblica)


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Scultore, ma con un'inclinazione versatile nei confronti della materia. Astrattista rigoroso ed essenziale, ma animato sempre da una tensione lirica, quasi poetica. Protagonista delle avanguardie, ma senza lasciarsi incasellare in "regimi" definiti, sfoderando una produzione vastissima quasi senza confini apparenti. Maestro di forme allusive dotate di un'energia simbolica ed evocativa, ma pioniere anche di una ricerca plastica ispirata ad un senso musicale della ritmicità strutturale. Fausto Melotti (Rovereto 1901 - Milano 1986) è un concentrato di sapiente figurazione, che viene celebrato a dovere da una grande mostra antologica al Museo Madre dal 16 dicembre al 9 aprile, dove sfilano oltre duecento opere selezionate dal curatore Germano Celant.Un percorso capace di echeggiare a sorpresa tutte le suggestioni dell'universo estetico di Fausto Melotti, tra le straordinarie terrecotte (quasi la sua materia prediletta), maioliche e gessi, sculture a tecnica mista e in ferro, ceramiche e lavori in inox, accanto a splendidi disegni e bozzetti. Per questo definire Melotti uno scultore può apparire riduttivo, perché la natura della sua plastica risente di un afflato teatrale più ampio. Si parte dai primi lavori degli anni Trenta all'insegna di un'idea nuova e dirompente di "smaterializzazione" della figura umana, come dimostrano i celebri bassorilievi del 1934-1935, testimoni dell'adesione personalissimo all'astrazione, accanto ad amici e compagni d'avventura come Mauro Reggiani, Luigi Veronesi e Lucio Fontana. Nel secondo dopoguerra esplode la potenza intima e "patetica" delle sue "piccole" terracotta e ceramiche. Per poi approdare all'ensemble de I Sette Savi, del 1960, in cui la figura umana diventa essenza di se stessa, un'idea prorompente e allo stesso tempo effimera nella sua fragilità, consumata nella sua ideale simbologia da manichino astratto. Quasi un manifesto nella ricerca matura di Melotti. E ancora, nel percorso della sua vita creativa, non possono che avere un ruolo chiave le sue piccole grandi ceramiche degli anni Cinquanta e degli ultimi trent'anni di attività, lavori, in larga parte poco noti, capaci di raccontare una smania creativa sempre nuova attraverso le potenzialità della sua materia prediletta. Ecco allora che le sue terrecotte e ceramiche si combinano con garze, ottone, vetro, tessuto, scrivendo il testamento di una vitalità scalpitante che sembra generarsi e rigenerarsi in un flusso continuo. Per questo, un assolo doveroso nel percorso è ritagliato per una serie di sculture che condensano questa rinnovata coscienza creativa. Si tratta dei famosi Teatrini in terracotta colorata, opere concepite come una cornice-casa-palcoscenico, dotati a volte di un fondale, cioè chiusi o aperti sul dietro, e al cui interno va in scena il suo piccolo grande spettacolo articolato su diversi piani, dove compaiono oggetti, personaggi e figure che evocano racconti e narrazioni fantastiche. Ad arricchire la mostra, inanellando le sale del museo, altri divertissement scultorei di Melotti tra materiali inox, vasi e rilievi in ceramica dove figure che emergono dal fondo bagnate di colore sgargianti compongono storie affascinanti.
di laura larcan
FONTE: http://www.repubblica.it/speciali/arte/recensioni/2011/12/16/news/a_napoli_c_melotti-26725018/

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