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venerdì 2 dicembre 2011

Per curare il diabete c'è la dieta mediterranea.


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L'American Diabetes Association ha ben chiaro cosa far mangiare a una persona affetta da diabete: dal 45 al 60 percento delle calorie assunte in una giornata devono derivare dai carboidrati, non più del 30 percento dai grassi (e di questi soltanto il 7-12 percento da grassi saturi e il venti percento da grassi mono-insaturi), e il 15-20 percento dalle proteine. Sennò arriverà l'ictus, l'infarto o altre invalidità. Ma è possibile conciliare uno stile di vita di sempre con le esigenze della patologia? Sembrerebbe di sì. Nel '94, sulla di alcune evidenze scientifiche, la stessa associazione statunitense ha suggerito di scambiare nella dieta del diabete di tipo 2 (quello non insulino dipendente) una quota di carboidrati con grassi mono-insaturi (quelli delle noci, delle mandorle e dell'olio d'oliva).
Non soltanto: su Diabetes Care è stato pubblicata una ricerca in cui appare chiaro che nella dieta del diabete 58 gr. di mandorle o noci al dì, mangiate come spuntini al posto di farinacei come muffin o focaccine, migliorano il compenso della malattia, che si valuta dosando l'emoglobina glicosilata. E non fanno ingrassare, al contrario di quando si aumentano le calorie giornaliere con grassi animali, ovvero grassi saturi. Esiste un modello culturale di dieta organizzata: si tratta della dieta mediterranea, dove mangiando carboidrati (sotto forma di pasta) non molto raffinati, e quindi a basso indice glicemico, poche proteine e soprattutto proteine di origine vegetale, dove l'unico grasso aggiunto è quello dell'olio extra-vergine d'oliva, e dove, come snack, troviamo le mandorle e le noci, dove, dunque, i dettami dell'American Diabetes Association sono rispettati e non sono un'imposizione fredda costruita a tavolino a mò di prescrizione. Sarebbe come curare il diabete suggerendo di adottare lo stile di vita dei popoli mediterranei.

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