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mercoledì 7 dicembre 2011

Addio macchina della verità: un software rivelerà le bugie (da Repubblica)




Addio vecchie fasce intorno alla testa e cavetti legati al corpo: la classica macchina della verità, nota ai tecnici con il nome di poligrafo, ha fatto il suo tempo e potrebbe essere presto sostituita da un'applicazione sul computer. Julia Hirschberg, professoressa di computer science alla Columbia University, sta lavorando proprio a questo: un pc capace di analizzare il discorso di una persona attraverso le sonorità, le variazioni di tono, le pause tra le parole, gli intercalari e decine di altri piccoli segnali al solo scopo di scoprire se quello che dice è vero oppure no. Precisione raggiunta durante i test: il 70% dei bugiardi sono stati scoperti. Hirschberg, però, non è l'unica studiosa impegnata in questo campo. Alcuni ingegneri, linguisti e informatici americani stanno da tempo sviluppando programmi capaci di analizzare quello che chiamano "discorso emotivo". E cioè indagando le emozioni che accompagnano un'affermazione. Obiettivo della ricerca, svelare una volta per tutte la veridicità di una dichiarazione in base a sbalzi emotivi dovuti a sincerità o a secondi fini come anche il corteggiamento o il semplice inganno. "L'obiettivo scientifico è quello di capire come le nostre emozioni si riflettono nel nostro discorso" ha affermato Dan Jurafsky, professore all'Università di Stanford in California, vincitore di una borsa di studio della
MacArthur Foundation, e coautore del libro "Discorso e processi verbali" pubblicato nel 2000. E aggiunge: "L'obiettivo concreto, invece, è quello di costruire sistemi per meglio comprendere queste emozioni". David F. Larcker, professore a Stanford Graduate School of Business, ha applicato i metodi elaborati da Dan Jurafsky analizzando le dichiarazioni di dirigenti finanziari successivamente smentite. Si è scoperto, che i guru di Wall Street sono grandi utilizzatori di parole ricorrenti, come "chiaramente" o "molto chiaramente" che di fondo suggeriscono un inganno. Tanto da far dire a Larcker che, secondo lui, la linguistica applicata ai computer potrebbe essere utile anche per gli azionisti e gli analisti, aiutandoli a ridurre i rischi: "Dal punto di vista di un gestore di portafoglio che sta guardando a 60-80 titoli, forse un software del genere potrebbe portare a qualche potatura intelligente", ha dichiarato Larcker al New York Times. Se un giorno questi sistemi finissero per essere davvero affidabili è facile immaginarsi come potrebbero essere utilizzati e diffondersi in vari campi, da quello della gestione aziendale a quello dell'analisi giornalistica, dalle semplici cause giudiziarie alle dichiarazioni dei politici.
D'altra parte per la sua ricerca, Julia Hirschberg e due suoi colleghi hanno ricevuto recentemente una sovvenzione di ben 1,5 milioni di dollari dall'aeronautica militare, la Air Force, con l'obiettivo di sviluppare algoritmi per analizzare i discorsi di chi parla in inglese, ma anche in arabo e in cinese. In fin dei conti è stato lo stesso Abramo Lincoln, presidente degli Stati Uniti, ad affermare una volta: "Nessuno ha una memoria tanto buona da poter essere un perfetto bugiardo". Nessuno, forse, tranne un computer. Che proprio per questo potrebbe rivelarsi in futuro un affidabile Sherlock Holmes delle emozioni, e indicarci con qualche precisione se il nostro interlocutore stia mentendo oppure no, senza per questo doverlo costringere a sedute e interrogatori, legati a una macchina della verità, come abbiamo visto soltanto (per ora) in qualche poliziesco o show televisivo.
da riccardo bagnato
FONTE: http://www.repubblica.it/tecnologia/2011/12/07/news/macchina_verit-26122762/

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